martedì 12 agosto 2008

STORIA DEI BUSINESS CENTER IN ITALIA

In Italia in primo centro nasce a Milano nel 1972 per opera di un dirigente che, ritornato dagli Stati Uniti dopo aver utilizzato per lavoro una di queste strutture, replica il concetto. Il business center nasce in via Monti, in pieno centro, dove esiste ancora. Occupa un piano di 300 metri quadri ed è dotato di una sola sala riunioni. Il centro si chiama Executive Service Business Centre.


Nel 1979 nasce a Padova Business Center, il primo e unico centro del nord-est per molti anni e il quarto in Italia. Nato un po’ pe rsfida un po’ per incoscienza, come tutti i progetti imprenditoriali, apre prevalentemente per fornire servizi di segreteria conto terzi, non dando importanza al servizio ufficio all’inizio.
Dai primi anni ’80 le cose cominciano a cambiare e i centri ufficio sono ormai qualche decina in tutta Italia, concentrati fondamentalmente a Milano e Roma, ma presenti anche a Padova, Bologna e Firenze.
E come spesso capita in Italia le belle idee sono stroncate da una burocrazia ingombrante e pigra che in quegli anni non guardava in faccia niente e nessuno. Così la SIP, unico gestore di telefonia fino al 1998, interpretando un articolo delle sue condizioni generali che proibiva la rivendita del traffico telefonico da parte di terzi, minaccia la chiusura di tutte queste strutture che si troverebbero così private di uno dei servizi fondamentali che offrono. Questa vicenda porta alla costituzione, il 23 luglio 1982, a Milano, ANIUR, l’associazione Nazionale Imprenditori Uffici Residence che ha come scopo la rappresentanza e la tutela degli associati, e ovviamente del settore, di fronte alle istituzioni. A questo scopo ANIUR si associa a Confcommercio per avere una rappresentanza ufficiale e istituzionale. La cosa quindi, nei confronti di SIP, crea una barriera tale che, utilizzando il peso del gruppo, di una puntigliosa ricerca legale e dell’appartenenza a Confcommercio, rende le minacce inoffensive così da garantire la continuità del lavoro a tutte le strutture.

Questo è solo il primo di una serie episodi che i centri uffici in Italia hanno dovuto fronteggiare per riuscire a lavorare mentre nel resto del mondo la deregolamentazione dava modo a tutti di svilupparsi con profitto e vivacità. Cito solo in via esemplificativa il problema con le concessioni da parte delle poste italiane delle licenze per l’uso del telex e delle questure per le comunicazioni di cessioni di fabbricato ai sensi della normativa antiterrorismo.
Verso il metà degli anni ‘80 si sviluppa il primo franchising, sempre da parte del primo imprenditore milanese, che vuole portare l’esperienza americana nel nostro paese. La cosa però, data la limitatezza della penetrazione nel mercato e dei numeri del settore dei business center, non ha il successo che invece ha negli Stati Uniti.
Nel 1990 nasce, dall’esperienza di alcuni fuoriusciti dal precedente franchising, un network con la struttura di consorzio interno che si dà un’identità e unità grafica così da essere riconosciuta quasi come un brand di franchising ma senza i vincoli che questo comporta. Ma come tutte le esperienze in cui non esiste un vertice forte che prende le decisioni strategiche dopo una decina d’anni scompare in modo silenzioso.



Negli ultimi anni cominciano ad arrivare in Italia diversi gruppi stranieri, sia franchising sia broker di business center, che cercano di affermare brand e politiche commerciali di successo all’estero ma con risultati quasi nulli nel nostro territorio. E la ragione è da ricercarsi sempre nella conoscenza del settore sostanzialmente inconsistente, oltre che ad uno spirito poco incline degli imprenditori specifici ad aggregarsi in rete con concorrenti. Il valore di un brand è chiaramente riconducibile e proporzionale alla sua riconoscibilità nel mercato, ma in uno scenario in concreto inesistente tale valore è in pratica nullo.

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